Tra i risultati del progetto agricoltura 2005-2007 si può annoverare un avvio di strutturazione di sistema aziendale di prevenzione e quindi anche una crescita, di recente attivazione e ancora incompleta, della sorveglianza sanitaria. Tale processo, al momento in corso, è confermato dai risultati dei controlli effettuati dai Servizi tra il 2005 e la prima metà del 2006, che hanno coinvolto 637 aziende sicuramente soggette a obbligo di sorveglianza sanitaria; evidenziando che, tra queste, 428 (67%), erano in regola con gli obblighi di legge. Il dato suggerisce che la Medicina e l’Igiene del Lavoro stanno prendendo piede anche in questo settore storicamente “critico”, anche se non può essere sottovalutato il fatto che, tra le aziende per le quali sono previsto obblighi di legge sono in genere comprese quelle di dimensioni maggiori, certamente non quelle a conduzione famigliare, che tuttavia rappresentano la maggioranza delle realtà attive nello scenario regionale. È quindi necessario realizzare un ulteriore salto nella qualità e quantità degli interventi preventivi in agricoltura, tenendo anche conto del fatto che, in questo settore, gli interventi preventivi svolti a favore dei lavoratori si riverberano necessariamente anche sulla qualità degli alimenti prodotti e su un maggior rispetto dell’ambiente da parte delle imprese agricole.
Il nuovo scenario aperto dalla promulgazione del D.Lgs. 81/08, che indirizza in modo esplicito, in alcuni articoli, l’attenzione alle aziende agricole e la possibilità, per la prima volta posta, che anche i lavoratori di aziende famigliari possano accedere, su base volontaria, alla sorveglianza sanitaria sul luogo di lavoro aprono prospettive nuove ed interessanti per l’intero settore. Nel contempo, il fatto che a Milano sia stata assegnata l’esposizione universale “EXPO 2015”, e che il tema dell’evento richiami con forza la qualità e la sicurezza degli alimenti, pongono per la prima volta l’agricoltura e l’allevamento quali priorità per interi strati di tecnici, popolazione e mass media e non solo per gli “addetti ai lavori” operanti nel settore.
Ovviamente, la possibilità di migliorare la presenza della Medicina e dell’Igiene del Lavoro in agricoltura richiede una analisi dettagliata della realtà agricola e delle sue specificità, dato che alcune caratteristiche “strutturali” del settore sono state finora un ostacolo oggettivo a uno sviluppo sufficiente a garantirne un’efficacia in termini di sanità pubblica e a permettere la raccolta di dati affidabili: la polverizzazione e dispersione sul territorio delle aziende in termini di addetti -spesso lavoratori autonomi- e di dimensioni; situazione che rende costosa e poco appetibile sul piano economico la tradizionale organizzazione della sorveglianza sanitaria, con la conseguente carenza di strutture, mancanza di rapporti reali con l’azienda e con il Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione (RSPP), in genere rappresentato dal datore di lavoro.
È importante inoltre considerare che il settore resta tra quelli che possono essere ancora definiti prioritari non solo per le difficoltà evidenziate nella generalizzazione di attività preventive, che da solo merita attenzione, ma anche per il fatto che tale carenza si inserisce in una situazione ove il bisogno di prevenzione è più elevato rispetto ad altri settori: si pensi, ad esempio, all’ancora inaccettabilmente elevata incidenza di infortuni, al fatto che un terzo della forza lavoro sia rappresentato da donne in età fertile, che la maggioranza della forza lavoro sia composta da anziani e pensionati, ed una quota, in progressiva espansione, da immigranti, molto spesso impegnati nelle attività più a rischio e nel contempo difficili da raggiungere da programmi di formazione e informazione adeguati e particolarmente a rischio per condizioni strutturali e culturali.