La mano è la parte del corpo più coinvolta nel lavoro (non a caso si usa il termine “manifatturiero” per indicare la produzione di beni materiali); è pertanto logico che sia anche la parte del corpo più interessata dagli infortuni. Nel triennio 2009-2011, se si escludono gli infortuni in itinere, quelli stradali e quelli accaduti a studenti, lavoratori domestici e sportivi, l’INAIL ha riconosciuto in Veneto 41.404 infortuni alla mano (il 32,6% del totale degli infortuni). Molti di questi infortuni possono essere evitati soltanto con l’uso di sistemi di protezione collettiva ma i dispositivi di protezione individuale (DPI) possono comunque evitare il danno o limitare le conseguenze dell’infortunio se sono scelti e impiegati correttamente. Al danno da infortunio occorre aggiungere quello dovuto alle malattie professionali, ad esempio per contatto prolungato con agenti chimici sensibilizzanti che possono provocare dermatiti da contatto; inoltre l’esposizione cutanea può contribuire alla tossicità generale aumentando la dose assunta dal lavoratore. In alcuni casi i DPI possono essere a loro volta causa di rischi (ad esempio per allergia al materiale di cui sono costituiti) o possono far sottovalutare il pericolo se non sono adeguati al rischio da cui proteggersi (ad esempio, in caso di contatto con agenti chimici).
La prevenzione si basa sull’adozione delle misure protettive di tipo collettivo; per questa tipologia di rischio spesso è inevitabile ricorrere anche all’uso dei dispositivi individuali di protezione. Le creme barriera non possono essere considerate DPI a tutti gli effetti ma, in qualche situazione particolari, possono essere utili.